Sboccia il giorno … appassisce la notte
Maggio 7, 2012 Lascia un commento
Mai venga il mattino… eppure come un fiore che sboccia … il giorno nasce piano piano allontando la notte: si sta ora appropriando del palcoscenico.
Il giorno é geloso dello spazio che chiasso letteraria ha dedicato alla notte.
Durante il viaggio notturno sono volata in un mondo costellato da personaggi che mi hanno dato la chiave per percorrere strade e spazi temporali lontani l’uno dall’altro.
Lo sbattere impalabile delle mie ali ha raggiunto il pensiero di Kafka: scrivere in fondo significa aprirsi a dismisura … é per questo che quando si scrive non si é mai abbastanza soli, quando si scrive non si ha mai abbastanza silenzio intorno, la notte é ancora tropo poco notte …
Volando in solitaria nella notte sono stata illuminata da colori ed immagini: ho visto una figura nera cosparsa di stelle luminose che saliva su un carro trainato da quattro cavalli … una folata di vento mi ha poi risucchiata in un vortice che mi ha trasportata nelle notti Shakespeariane in cui ho assistito a intrecci amorosi … come dichiara Freud nelle tenebre si possono esibire pulsioni e desideri proibiti repressi.
Testimonianza ne è stata il racconto di Schnitzler: la notte come scenario della tentazione di infrangere il voto del matrimonio …
Non mi sono posata in questa dimensione notturna a lungo … non volevo spiare situazioni scabrose così ho continuato il mio viaggio.
Ho volato in mondi ottenebrati da notti così diverse l’una dall’altra eppure il cielo era sempre lo stesso.
Ho scrutato scrivani che di notte in solitudine sono chini sui loro figli ad imprimere i più sconfinati pensieri, unico modo per raggiungere e toccare una realtà che solo un ambiente intimo può far emergere.
Perché parlare può essere un ostacolo: perché non capiti,
perché non ascoltati,
perché la lingua ha un limite …
Invece un foglio può rappresentare un’ancora di salvezza,
la notte la luce dell’illuminazione,
la penna la chiave per aprire varchi nascosti …
Il fascio di luce delle stelle mi ha condotto a Barcellona: l’ho vista travestita di una sottoveste nera in cui si aggiravano un regista di teatro catalano Calixto Bieito ed uno scrittore francese: Michel Houellebecq.
Ero esausta … mi sono così abbandonata sulla spalla di Michel Houellebecq.
Riuscivo a scorgere gli occhi vigili e svegli del regista che con eleganza e gentilezza tentava di comunicare con lo scrittore.
Mi chiedevo come uno scrittore che regala al pubblico così tante parole sulla carta stampata … al momento di parlare si zittisse e si limitasse a fumare …
Mi voltavo verso di lui e scorgevo i suoi occhi tristi: potevo leggere la tristezza del mondo.
Per la maggior parte del tempo era silenzioso … eppure nella sua testa qualcosa doveva frullarli … all’atto dell’esprimersi prediligeva versarsi un buon bicchiere di vino oppure cercarsi una sigaretta quasi fosse linfa vitale …
L’unica cosa che con schiettezza e determinazione ha dichiarato è il fatto che lui è certo di due cose:
una è quella che è un bravo scrittore, se non il migliore!
La seconda: che un giorno morirà.
E pensare che pochi minuti prima in automobile avevano appena finito di parlare dell’Ego … il problema dei nostri tempi è che l’ego ha raggiunto livelli ineccepibili … parole sante.
Come un eco l’ego mi rimbalzava nelle mie orecchie così sensibili a certi concetti.
Cercavo di non farmi assordare dall’eco dell’ego e decisi di rimanere sulla spalla di Michel: fino a raggiungere l’inaugurazione di una mostra che per l’occasione era aperta al pubblico fino a tarda ora … ma la folla di gente mi disturbava perché affaccendata a bere e a parlare ad alta voce …
Desideravo qualcosa di più tranquillo e mi feci guidare dalla voce di un oratore che sentivo in lontananza … venni attirata come miele per le api facendo capolino in una tipografia in cui un giovane ragazzo governava la stanza dall’alto di un soppalco: Marko Miladinovic.
Le sue parole volano nell’aria e quasi mi scontravo con loro talmente scorrevano a fiumi come ruscelli abbondanti di termini e concetti che non possono essere incanalati bensì devono vibrarsi nell’aria liberi ..
Questa corrente inarrestabile di termini indecifrabili ma amabili mi spinse confusa ma gioiosa sul palmo della mano di Maurizio Maggiani.
In quel momento l’eco dell’ego si arrestò.
Ho sentito parole umili di un uomo che di notte dorme … quindi mi rilassai e mi lasciai cullare dal suo dire: ogni uomo è principe.
Ognuno di noi ha una propria storia che se non raccontata rischia di essere dimenticata se non addirittura mai conosciuta.
Quante persone muoiono all’oscuro da tutti e tutto.
Eppure basterebbe dare voce a quell’individuo: come per un tocco di una bacchetta magica quella persona assumerebbe forma e colore agli occhi degli altri.
Estasiata e tranquillizzata dal fatto che uno scrittore come Maurizio Maggiani riconosce che ognuno di noi è un principe decisi di abbandonare il suo palmo per vibrare nell’aria e cercare riparo in un luogo dove trovare quegli individui senza forma ne colore …
Sentivo che la notte stava per appassire e le mie ali si erano quasi esaurite della polverina che si era dispersa in volo.
Le ali sono ora immobili ed il giorno sta per sbocciare.
Per fortuna mi sono accucciata in un luogo scuro ove posso riposare e magari incontrare volti sconosciuti ma non privi di storia.
Attendo tranquilla lo sbocciare del giorno e l’appassire della notte.
Mai venga il mattino! Mi dico… cosa farò alla luce del sole?
Che ne sarà degli attraversamenti notturni?
Perché tutto deve finire?
Ma poi penso: se il giorno non esistesse anche la notte non farebbe parte di questo grande disegno … allora mi convinco che questo è solo l’inizio …
Buona notte a tutti voi, principi e principesse.
Buona notte alla settima edizione!
Perché prima o poi il BUON giorno arriverà …